La cucina italiana si adorna di un’altra stella. Il World’s 50 Best Restaurants 2016 premia l’Osteria Francescana di Modena miglior ristorante del mondo.
E’ il tranquillo ristorante modenese di Massimo Bottura, l’Osteria Francescana, a ottenere, dopo la valutazione di oltre 1000 esperti gastronomici internazionali, la corona di miglior ristorante al mondo.
Un’ attesa che durava dal 2014, quando il piccolo ristorante emiliano aveva ottenuto il secondo posto nella prestigiosa classifica internazionale. Classifica scalata grazie a passione, impegno, e feroce determinazione.
«Il miglior ingrediente per il futuro è la cultura. La cultura porta conoscenza e apre consapevolezza», afferma lo chef, commosso e con la bandiera italiana sulle spalle, nel corso della cerimonia svoltasi a New York.

Un Maestro della cucina italiana, Massimo Bottura. 53 anni, ha appena festeggiato il 20 anniversario del suo “L’Osteria Francescana”. Bottura propone una cucina creata mediante una rielaborazione moderna dei piatti e delle materie prime tradizionali. Un’ ensamble tra cucina italiana, cucina francese, a cui unisce variegati elementi della modernissima cucina molecolare. Nel 2005 scrive il libro “Aceto balsamico”, seguito nel 2006 da “Parmigiano Reggiano” e da “PRO. Attraverso tradizione e innovazione”. Nel 2012, poco dopo aver ricevuto la terza stella Michelin, Bottura chiude l’Osteria Francescana per un breve periodo di rinnovamento. Nel 2013 partecipa all’Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti. L’osteria riprenderà l’attività nel 2014 per ottenere subito i mondiali riconoscimenti, prima il secondo posto, e quest’anno il primo, del World’s 50 best Restaurants di New York.
In apparenza un locale senza eccessive pretese, la fucina di sapori discretamente posizionata in Via Stella 22, a Modena. Esistente già negli anni ’50, era una delle tipiche Osterie del centro cittadino, con tavolacci in legno e vino in caraffa, dove si giocava a carte e si pranzava a basso costo. Delle varie osterie della città, la Francescana in particolare era considerata un ritrovo per gli uomini del “sottoproletariato” e per donne di dubbia reputazione. Attorno agli anni ’80, sulla scorta dei mutamenti sociali, divenne una sorta di birreria, fino al 1995, quando venne rilevata da Massimo Bottura. Che ne fece un icona della cucina italiana moderna. Ora il ristorante si presenta agli occhi degli avventori con semplicità francescana, perfettamente abbinata al suo nome, ma tutte le tracce di un’osteria sono diventate un lontano ricordo grazie alle creazioni intellettuali dello chef, profeta di una cucina moderna e all’avanguardia, concettualmente innovativa, ma che, con i prodotti della sua terra madre, evoca ricordi d’infanzia e sapori modenesi.

Lo chef nella sua Osteria padroneggia indubbiamente una grande tecnica, ma non la usa mai a sproposito e soprattutto per essa non sacrifica il legame con il territorio, i suoi piatti e le sue materie prime; infatti ritroviamo tra i suoi piatti un “Le cinque stagionature del Parmigiano Reggiano in diverse consistenze e temperature” affiancato a un “Anguilla che sale il fiume Po”, seguiti da un “Spaghetto alla chitarra con ricciola bruciata e gel di pomodori verdi grigliati” o un “Bue grasso servito con verdure all’agro, crema di patate all’olio extra vergine e tartufo nero”.
Ricette che , come il loro creatore, esplodono in un mix di trasgressione, amore per il prodotto, sensazioni che travalicano il mondo della cucina, per entrare in quello dell’arte, a volte della musica, che sbalordisce con la creatività e con il gusto che spaziano dal totalmente rassicurante alla fantasia al potere, ed è in grado di far emozionare tutta la sua clientela.